Da Il Gazzettino di oggi 6 maggio, si legge della “Campagna contro il cemento“ promossa da Sacile partecipata e sostenibile.
Sacile è la seconda città più cementificata della provincia, dopo Pordenone. Per far scendere la città da questa classifica, e invertire questo trend dicendo stop al consumo del territorio il gruppo Sacile Partecipata e sostenibile (Sps) ha avviato una campagna, tappezzando la città di manifesti con un chiarissimo: «Stop varianti urbanistiche». «Se tralasciamo il capoluogo di provincia, Pordenone, - afferma il gruppo Sps - la graduatoria dei comuni più cementificati vede, purtroppo, il nostro come capolista con 610 abitanti per chilometro quadrato, seguito da Porcia con 517 abitanti per chilometro quadrato». Un primato che Sps sta cercando di evitare nel futuro con l'avivo della campagna e 200 manifesti stampati per dire "Stop" perché: «Le recenti alluvioni hanno messo a nudo il malgoverno del territorio». Chiedono poi «verde parchi urbani, aria pulita e non lottizzazioni distruttive. Insomma chiedono che Sacile possa fregiarsi a ragione del nome di Giardino della Serenissima fermando le varianti, il cemento e il consumo del territorio (che qui a Cordenons il centro sinistra vuol far passare come rispetto dell'ambiente e sviluppo, ndr).
«Non si tratta - spiegano gli attivisti di Sps - di un retaggio esclusivamente di questa amministrazione, ma di una realtà che viene da anni di malgoverno del territorio. Ora peró, in momento come questo in cui come nell'ultimo autunno acqua e alluvioni presentano in tutta la gravità il problema, si dovrebbe dire basta al cemento». «È irresponsabile - ricorda nel sito di Sps Rossana Casadio - far credere di potersi difendere continuando a produrre opere idrauliche, argini, canali scolmatori, paratie, pompe idrovore. È un ossimoro sentire politici e tecnici dire che servono altre opere di prevenzione. Opere di prevenzione? La prevenzione deve essere nella mentalità e nelle scelte, non è una cosa da costruire. Ognuna delle opere idrauliche è a sua volta un'opera invasiva». Non esiste alcun territorio con vocazione edificatoria. I diritti edificatori non si acquisiscono in base alle decisioni prese dal piano, neppure da quello attuativo».