Dall'articolo de Il Gazzettino dello scorso 29 aprile ho appreso che “È nato il comitato "Martiri della libertà", costituito da cittadini residenti nell’omonima via per chiedere all’amministrazione di ripensare il progetto delle piste ciclabili nella strada dove abitano“.
Nell'articolo si può leggere che Donato Romanin, presidente del comitato e socio proprietario dell’agenzia immobiliare Cordenonese (la stessa di cui è socio anche il consigliere di maggioranza Cesare De Benedet), dice di aver raccolto le voci e il malcontento dei cittadini che vivono a ridosso della piazza: “Sono amministratore dei due condomini Alba e Alle poste. Si tratta di una ventina di famiglie in tutto“.
Ma allora non si può parlare di un “Comitato Martiri della Libertà“ e lo stesso, a mio avviso, non ha alcun diritto di chiamarsi in quel modo proprio perché non rappresenta il pensiero non dico di tutti, ma nemmeno quello della maggioranza dei residenti lungo l'intera via Martiri della Libertà.
Per quanto mi riguarda, sono assolutamente a favore sia del senso unico (che però mi piacerebbe fosse esteso fino all'incrocio con via Gleriuzza e Via F.lli Bandiera), che della pista ciclabile, anche se questa dovrebbe proseguire almeno fino al predetto incrocio ed anche oltre, per poi innestarsi nella strada provinciale (realizzata nel 1998 senza un minimo di pista ciclabile!), anche per poter raggiungere i nostri Magredi e le grave in tranquillità.
Le auto, poi, occupano uno spazio pubblico che è di tutti e quindi, chi occupa quello spazio perché non possiede un proprio garage, dovrebbe pagare per quel servizio (che diventa disagio per altri) e i relativi introiti dovrebbero poi essere dirottati in opere e servizi mirati a favore dei pedoni, dei ciclisti, delle bambine e dei bambini di questa città.
(Nella foto il manifesto del sedicente comitato, tra l'altro con qualche evidente errore di grammatica).